Sunday 27 June 2010


La cittadina di Criptalie negli anni novanta non aveva nulla da invidiare alla fantomatica Castle Rock delle storie di King. La differenza sostanziale forse è che c'erano molti meno mostri e molte più teste di cazzo. Erano gli anni del grunge e delle camice di flanella a quadri, del panino “cotoletto” (carne panata misto erbette, misto pomodori, misto farina di granito) e del Braghello, la valida alternativa festaiola al più famoso Brachetto, di cui bastava sorseggiarne due bicchierini per rivoltare una Panda con un rutto. Una violenza gassosa a metà strada tra il crodino ed il gingerino recoaro. Era come avere una piccola nova pronta ad esplodere nella trachea.
Greg era andato via da Criptalie appena terminate le scuole dell'obbligo, intendendo per obbligo i calci nel culo che suo padre gli razionava per spedircelo. Eppure, nonostante gli anni trascorsi, Greg amava ritornare in quel posto fatto di piccole certezze e paradossali perplessità. Gli anni non avevano cambiato il volto della città. Ne erano passati quindici, ma gli unici cambiamenti veri erano stati lo spostamento dell'ufficio della Polizia Municipale, rimpiazzato dal Pub Magenta, il crollo totale del contrabbando di sigarette e l'outing di Jerry, un tempo noto donnaiuolo, dichiaratosi apertamente frocio.
Fu per questa malinconia e affezione di fondo che quando un piccolo comune calabro decise di annullare la loro esibizione dopo le vivaci proteste degli animalisti feliniferi, i ragazzi pensarono di spostare il tutto in quel di Criptalie. Dovevano trovare nuovi spunti compositivi per nuovi pezzi e quella piccola deviazione non avrebbe potuto che far bene alla band.
Arrivarono in città a tarda sera. Le strade erano deserte e gli incroci inutilmente illuminati solo dalla bieca intermittenza del giallo semaforico. Il piccolo furgone smarmittava fumoso nella quiete della notte e Willie e Ric già dormivano nel retro, dopo aver tirato giù le ultime due birre.
“Quindi tu vivevi qui?” gli chiese Oscar guardandosi intorno mentre cercava di far entrare la seconda.
“Sembrerebbe di sì” sorrise Greg accanto a lui.
“E quando hai capito che saresti andato via?”
“Più o meno in quarta elementare.”
“Ma va'... e non ci torneresti?”
“Ci tornerei anche domani.”
“E cosa te lo impedisce?”
“Sono andato via perchè credevo che le cose non sarebbero mai cambiate... sai, gli atteggiamenti da provinciali, i gusti musicali, le poche risorse o aspettative.”
“E quindi?”
“E quindi un cazzo, Oscar! Cosa vuoi che ti dica, è una cosa che non riesco a spiegarti. Devi averci vissuto per capire.”
“Va bene va bene, ma noi dove andiamo a dormire stanotte? Quei due lì dietro son già belli che andati.”
“Andiamo dai miei nonni.”
“Dai tuoi nonni? A quest'ora? Ma non dormono?”
“Tranquillo. I nonni dormiranno anche, ma la signora Palma è sempre sveglia.”
“La signora Palma?”
Greg l'aveva conosciuta nella notte dei tempi, quando Efesto aveva forgiato le armi dei ciclopi, il carro del dio sole ed il suo enorme ed ignobile culone, un complesso di ciccia pachidermico e intrasportabile, che lei ancheggiava con movimenti semirotatori durante il cammino. Questo per essere sicura di urtare qualsiasi cosa si trovasse in un raggio d’azione oscillabile tra i quaranta centimetri ed il metro. Inizialmente aveva creduto per quattro lunghi mesi che in realtà fosse Riccardo Cocciante travestito da donna delle pulizie. Era la badante dei nonni di Greg da troppi anni e le sue occupazioni principali consistevano nella manutenzione della casa in toto, nel cucinare quantitativi di cibo al limite dell'umana digeribilità e nel rompere in maniera inconsulta tutto ciò che potesse avere per Greg una valenza affettiva, spirituale, carnale. Dai vinili più rari alle miniature di draghi accumulate nell'adolescenza durante il periodo dangeons & segons.
Non aveva mai saputo il suo cognome. Proprio come lei non era mai stata in grado di spiccicare nessuna frase di senso compiuto che non fosse un sibilato e funereo “Ieeee sooooneee Paaalmaaa”, con cui si presentava solitamente. Tutto il resto era un misto di dialetto privo di vocali e ragliati impronunciabili conditi dall’intercalare “most” con cui la signora Palma, a seconda dell’intonazione, era solita annuire, esprimere diniego, disappunto, rispondere al telefono, incazzarsi, rimproverare e a volte, ma solo in casi rari ed estremi, lanciare anatemi. Il suo significato resta tuttora oscuro.
“Com'è che siamo finiti in questo posto dimenticato da Dio?” Willie si sfregava gli occhi davanti al numero 31 di Via Ferraris.
“Piantala di lamentarti, Willie, non sento il citofono” lo ammonì Greg.
Un rumore stridente di ferraglia e friggitorie cinesi risuonò nel buio seguito da una voce flebile.
“Cosa cazzo è che ha detto?” chiese Oscar accostando l'orecchio alla vecchia pulsantiera in alluminio del citofono.
“Credo abbia chiesto chi è...”

( tratto da "Greg and the Tropea Onions" - MDX Ediz. 2003 )

Monday 21 June 2010


Tra escrementi di puffo travestiti da mozzarelle che riprendono la loro identità perduta e la fatwa dell'ayatollah contro i cani domestici, colpevoli quadrupedi che sottrarrebbero l'amore (o le legnate?) degli uomini alle mogli, sul City di oggi leggo:
“Il pittore ebbe una vita sessualmente spericolata. Avrebbe pure fatto il protettore e procacciatore di prostitute.”
Uno così, da noi, non poteva che stare sulle banconote da cento.

Wednesday 16 June 2010


Ad averlo saputo in terza liceo che alla soglia dei trenta sarebbe diventato un cantante semiaffermato di una band di pseudo successo si sarebbe evitato tutti i pistolotti di suo padre sul futuro e, magari, avrebbe saputo anche cosa rispondere alla preside in sede di ramanzina per essere stato beccato a farsi un cannone, ma allora si chiamavano ancora spinelli, nei bagni della scuola. Certo, ad aver saputo tutto questo con qualche anno d’anticipo, anche la depressione che lo coglieva puntuale dopo un poderoso rilascio endorfinico masturboprodotto non sarebbe stata tutto questo grande problema, perché avrebbe visto la cosa come semplice preparazione atletica a tutte le fan sfegatate degli Onions, quattro in totale, che un giorno si sarebbe portato a letto grazie alla fama e alla verve artistica di un asino ragliante. […]
Nel primo anno di gloria degli Onions le quattro si erano alternate come il rincorrersi delle stagioni, lasciando bene o male un ricordo nella memoria di Greg o, alla peggio, qualche storia da raccontare a fine serata. In base al tipo di approccio che avevano avuto a letto, e conseguentemente ai loro orgasmi, c’erano state Sally la chiacchierona, che aveva la malsana abitudine di ripetere capitoli del suo esame di biologia cellulare durante i rapporti, Matilde la scimmia urlatrice, capace di alternare a volumi altissimi solo le vocali a ed u reiterandole in modo prolungato a seconda della posizione, Francesca la monopecora. Su quest’ultima possono tralasciarsi le spiegazioni.
La storia che senza dubbio aveva però avuto pesanti ripercussioni sulla band era stata quella con Stefania.
Stefania l’aveva conosciuta subito dopo l’intervista con Claudia di Radio Rock. […]
Sulle prime, lui aveva seriamente cercato un cesso per pisciare, sperando di aver impressionato a tal punto la sua intervistatrice da poterle strappare un invito a cena, o un pompino, a seconda delle priorità e predisposizioni. Poi però, proprio sulla porta dei bagni della radio, si era scontrato con questa ragazza acqua e sapone, blondie e sapore, occhialini e candore, che lo aveva fatto deviare dai propositi di minzione. Stefania era una delle redattrici della radio e dagli anni settanta in poi la musica rock non aveva grossi segreti per lei. Di una così sarebbe stato difficile non invaghirsi; almeno questa fu la spiegazione di Greg a Serena, che ormai a stento riusciva a mascherare la sua gelosia.
Eppure, anche Stefania, in quel microcosmo fatto di lenzuola e umori, era saltata agli onori delle chiacchierate tra bandmates. Che ci mettesse passione lo aveva immaginato sin da quando lei gli aveva rivelato che il suo primo lp era stato l’omonimo degli Skid Row. Quello che non avrebbe mai immaginato era che si sarebbe dovuto scontrare con la categoria peggiore delle partner: la navigatrice o impiegata dell’Anas.
E così, proprio nei momenti salienti Greg si trovava costretto a seguire le indicazioni per raggiungere con facili scorciatoie la destinazione. Sì, così… avanti, non fermati… più veloce, più lento, tra cento metri tenere la sinistra e girare su via Falloppio.
Una notte, dopo l’ennesimo concerto in provincia, Stefania e Greg si fecero prendere dalla passione nella hall dell’alberghetto dove la band pernottava. Lei sussurrava tutte le indicazioni del caso per arrivare senza troppi intoppi a orgasmo city, ma fu interrotta da Willie, che, sbronzo e con tanto di fischietto e palettina arrangiata con una stecca di marlboro, urlò “SIGNORINA! Lei è in contravvenzione! Questa è una zona ztl!”
Nonostante i rapporti tra Willie e Greg fossero sempre stati tesi, quella fu la prima vera occasione in cui i due si avvicinarono, tirando avanti fino al mattino a rotolarsi sul pavimento tra risate e colpi di tosse.
Fu l’ultima volta che Greg vide Stefania.

( tratto da "Greg and the Tropea Onions" - MDX Ediz. 2003 )